Di solito la sfera magica è di cristallo, eppure anche questa in porcellana ci sorprende con un gioco di prestigio: perché si scompone in un servizio di piatti completo per due persone, moderno e super eclettico. Nonostante la sua età.
- Cos’è La Boule di Villeroy&Boch, la riedizione del servizio da tavola in una sfera.
- Cos’ha di speciale È un globo di porcellana che nasconde un servizio da tavola completo e si trasforma in un oggetto d’arredo speciale, quasi un pezzo d’arte. L’idea originaria risale al 1971, quando la designer Helen von Boch creò Globe. A 50 anni dalla sua nascita, Villeroy&Boch ne propone una riedizione speciale, in quattro versioni differenti.
- Com’è fatta E’ una sfera realizzata in porcellana di alta qualità che include un servizio da tavola per due persone: due coppe, due coppe piane, due piatti universali e un piatto da portata. Una volta chiusa La Boule si trasforma in un elegante oggetto d’arredo, da lasciare in vista sul piano della cucina o del living. Disponibile sia con finitura lucida che opaca, si presenta in quattro varianti: La Boule white e La Boule black, le due versioni più classiche in bianco o in nero, La Boule black & white che alterna il bianco al nero in un gioco di linee parallele con texture lucide e La Boule memphis che trae ispirazione da Memphis (il collettivo italiano del postmodernismo milanese degli anni ’80) e riprende i tratti distintivi di Ettore Sottsass e Michele de Lucchi.
- Di chi è l’idea Helen von Boch, progettista tedesca del secolo scorso (1938-2007) nota tra le altre cose, proprio per il suo Globe, il servizio di piatti sferico che ha rivoluzionato il concept della tavola. Il suo stile eclettico e sempre all’avanguardia l’ha portata a creare ibridazioni sempre visionarie, con un approccio del design trasversale e contaminato dall’arte.
- Ci piace perché… È un servizio che ha una lunga storia, ma è anche avveniristico, perché nella sua eleganza perfetta e senza tempo risponde alle esigenze delle coppie contemporanee. E il suo stile poliedrico suscita ancora, dopo cinquant’anni, l’effetto sorpresa.
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